mercoledì 11 luglio 2018

Schopenhauer e Kierkegaard

Arthur Schopenhauer, 1788- 1860

(Danzica22 febbraio 1788 – Francoforte sul Meno21 settembre 1860)
“Solo la luce che uno accende a se stesso, in seguito risplende anche per gli altri”.

Opera fondamentale: 

Il mondo come volontà e rappresentazione  (1819)

La sua filosofia nasce come opposta a quella dell'idealismo hegeliano: lo definisce "uno sciupatore di carta, di tempi e di cervelli". 

S. Torna a Kant e alla sua gnoseologia. In particolare alla differenza tra noumeno (cosa in sé) e fenomeno (cosa per sé, percepita nello spazio nel tempo).

Spazio e tempo in S. sono principi di individuazione: percepiamo il fenomeno qui e ora.

Le caratteristiche del fenomeno vengono unificati tramite le categorie (penna, rossa, a punta fine...)



Le 12 categorie kantiane (3 tipologie per 4 principi) vengono però risolte nella causalità di qualche tipo  (logica, fisica, morale, numerica...) che mi permette di unificare le mie percezioni in un certo modo. 
Quadruplice principio di ragione: divenire (causalità naturale), sapere (causalità logica), saggezza (conoscenza universale: geometria e matematica, S e T), azione (causalità soggettiva)
Il noumeno, per S. è conoscibile ma non come per l'idealismo: non crede nello spirito o nelle idee che si "razionalizzano - attualizzano".
S. si chiede se c'è qualcosa che possiamo sentire senza l'uso dei sensi o della ragione. 
Tra le varie rappresentazioni, ce n'è una particolare: il corpo.
Esso è oggetto rappresentato, ma è anche comunicatore di qualcosa di diverso: la volontà.
Quando la si scopre, si lacera il velo di Maya (illusione).
La volontà di esistere: fame, istinto, desiderio... prima di essere tali sono ignoti. 
Prima di essere razionalizzati, quegli istinti appartengono alla volontà cieca. 


La volontà cieca è assoluta, unica, fuori dal tempo. 
Tutto, prima di essere rappresentato è volontà: spirito di conservazione. 
Il mondo vuole essere, perché è oggettivazione della volontà. 
Essa si articola per gerarchie: oggetti, piante, animali, uomini. 
Aumentano i desideri e le specificazioni della volontà. 
(sugli animali: 
"Questa dedizione totale al presente, propria degli animali, è la precipua causa del
piacere che ci danno gli animali domestici. Essi sono il presente personificato e ci
rendono sensibile il valore di ogni ora di pace e di tranquillità, mentre noi col nostro
pensiero andiamo al di là di essa e la lasciamo passare inavvertita".)

La volontà non ha scopo, non ha causa, non ha fine. 
La volontà vuole senza sosta. Ogni soddisfazione raggiunta la rigenera e forma un nuovo bisogno.

-- La cosa in sé è quindi priva di dimensione spaziotemporale, è incausata, irrazionale ed
unica: il noumeno è allora la volontà, cui vanno ricondotte anche le forze naturali e che
è conoscibile attraverso il corpo, che rappresenterebbe la sua oggettivizzazione
primaria. --

Vogliamo, perennemente insoddisfatti, nel dolore. Riusciamo a rasserenarlo temporaneamente in un briciolo di felicità (cessazione effimera del dolore), fino al prossimo bisogno.
Nel mezzo, c'è la noia: che ci mostra il vuoto. 

"La vita è un pendolo tra la noia e il dolore". --> 
tragicità dell'esistenza umana nel perpetuarsi della Volontà
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Il Reale è irrazionale: non vi è nessuno scopo, nessun progresso. 
La storia è la storia delle follie dei bisogni della volontà, e non ha alcun senso. 
L'uomo è la più povera delle creature, perché la sua intelligenza lo spinge a più bisogni. Li inventa. Crea la sua infelicità in modi sempre più fantasiosi.
« Se ad un Dio si deve questo mondo, non ci terrei ad essere quel Dio: l'infelicità che vi regna mi strazierebbe il cuore. »
Anche l'amore, in questo contesto è una trappola della volontà per perpetuare l'esistenza umana. 
"Gli sguardi di due innamorati che si incrociano pieni di desiderio: sono l’espressione più pura della volontà di vivere nella sua affermazione"
"Sposarsi significa dimezzare i tuoi diritti e raddoppiare i tuoi doveri.
Nel mondo non si ha altra scelta che quella tra la solitudine e la volgarità.
L’amore è il grande agguato che la natura ha teso agli uomini per propagarne la specie."
Il pessimismo

La sua triplice forma:
Cosmico: contro Hegel, l'unica ragione della volontà è il suo perpetuarsi, non esiste nessuno schema razionale, nessun senso ultimo.
Antropologico: come in Hobbes e contro Rousseau, il conflitto sociale è inevitabile, siamo spinti dai nostri bisogni e desideri. --> egoismo naturale
Storico: La storia è un perpetuarsi ciclico di errori, non una "ragione che si concretizza".


Ci sono però 3 vie per liberarci dalla volontà (e delle sue catene di desiderio--> bisogno --> insoddisfazione --> desiderio): 

1) L'arte, se seguita in modo disinteressato (contemplazione) ci permette temporaneamente di dimenticarci del nostro bisogno \ dolore, perdiamo il tempo e la nostra identità.

Sulla musica:

«La musica oltrepassa le idee, è del tutto indipendente anche dal mondo fenomenico, semplicemente
lo ignora, e in un certo modo potrebbe continuare ad esistere anche se il mondo non esistesse più:
cosa che non si può dire delle altre arti. La musica è infatti oggettivazione e immagine dell'intera
volontà, tanto immediata quanto il mondo, anzi, quanto le idee, la cui pluralità fenomenica costituisce il
mondo degli oggetti particolari. La musica, dunque, non è affatto, come le altre arti, l'immagine delle
idee, ma è invece immagine della volontà stessa, della quale anche le idee sono oggettività: perciò
l'effetto della musica è tanto più potente e penetrante di quello delle altre arti: perché queste esprimono
solo l'ombra, mentre essa esprime l'essenza.( [...] )

Rossini, La gazza ladra



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Perché mai dovremmo utilizzare tutti il nostro potere creativo?


Perché non vi è nulla che rende le persone così generose, gioiose, vivaci, audaci e compassionevoli, così indifferenti alla guerra e all'accumulare oggetti e denaro.

(Brenda Ueland).

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Estetica
«Il genio consiste dunque in un eccesso anormale
dell‟intelletto, il quale può essere utilizzato solo rivolgendolo alla generalità dell‟esistenza. […] Per rendere assai comprensibile la cosa si potrebbe dire: se l‟uomo normale ha 2/3 di volontà ed 1/3 di intelletto; il genio invece ha 2/3 di intelletto ed 1/3 di volontà»,
A. Schopenhauer, Supplementi al
“Mondo”, cit., p. 390.

2) L'etica: la ragione ci permette di riconoscere la giustizia. 
Ex: non fare agli altri ciò che non vorresti essere fatto a te. Agire correttamente mette a freno la propria volontà: non desidero quanto non mi posso permettere, perché rubare è sbagliato.

Inoltre, se mi comporto con giustizia, posso essere mosso da compassione
--> viviamo nello stesso dolore, possiamo provare pietà\empatia per gli altri perché siamo simili.
---> l'altruismo può sollevarmi (anche se il bisogno dell'altro lo soddisfi solo temporaneamente, hai limitato la tua volontà).
Ma anche l'etica non è una risposta definitiva.


3) L'ascesi (noluntas)
Bisogna allora Rinunciare alla volontà: povertà, castità, semplicità --> assenza di dolore e movimento verso la beatitudine.



*schemi di Jacopo Nacci (oilproject)

ALTRO
Diritti degli animali
« Quando studiavo a Göttingen il professor Blumenbach ci parlò molto seriamente, nel corso di fisiologia, degli orrori delle vivisezioni e ci fece notare come esse fossero una cosa crudele e orribile. [...]
 Invece oggi ogni medicastro si crede autorizzato a effettuare nella sua stanza delle
torture gli atti più crudeli nei confronti delle bestie [...] Nessuno è autorizzato a effettuare
vivisezioni. [...] Si ha pietà di un peccatore, di un malfattore, ma non di un innocente e fedele
animale che spesso procura il pane al suo padrone e non riceve che misero foraggio. «Aver pietà»! Non già pietà, ma giustizia si deve all'animale!? »
(L'arte di insultare)
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« La pietà per gli animali è talmente legata alla bontà del carattere che si può a colpo sicuro sostenere che un uomo crudele verso gli animali non può essere un uomo buono »
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L'accusa di ipocrisia di Kierkegaard
 «In secondo luogo (e questa è un'obiezione capitale) quando si è letta da capo a fondo l'Etica di A.S., si arriva a sapere (onesto fin qui egli naturalmente lo è) che per suo conto egli non è un simile asceta. 
Dunque lui stesso non è la contemplazione raggiunta per via dell'ascesi, ma una contemplazione che si rapporta contemplando quell'ascesi... Ma anche a questo modo la cosa non va, perché è sempre uno sbaglio esporre un'etica che non esercita sul maestro tale potere così che egli stesso l'esprima nella sua vita.
A.S. però fa dell'Etica una specie di genialità: ma è proprio questa la considerazione amorale della morale».
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(La prima critica riguarda l'idea che l'empatia aiuti a condividere il dolore, ma S. non avrebbe il coraggio di affrontare  per conto suo "la cosa estrema")
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Søren  Kierkegaard 
1813 - 1855, Copenhagen
“Osare è perdere momentaneamente un appiglio; non osare è perdere se stessi”.


« Non c’è nulla che spaventi di più l’uomo che prendere coscienza dell’immensità di cosa è capace di fare e diventare. »
(Søren Kierkegaard)

« Ciò che veramente mi manca è di capire chiaramente me stesso, quello che devo fare, non quello che devo conoscere. […] Trovare una verità che è verità per me, trovare l’idea per la quale devo vivere e morire […] A cosa mi servirebbe dimostrare l’importanza del cristianesimo, poter chiarire molti singoli fenomeni, se esso non avesse per me un significato più profondo? […] Che cosa è la verità se non vivere per un’idea? »
(Søren Kierkegaard)


(Su Schelling)
“Caro Pietro! Schelling chiacchiera in un modo del tutto insopportabile. Se vuoi avere un’idea, vorrei pregare te, per tuo proprio supplizio, anche se liberamente assunto, di sottoporti al seguente esperimento. Immaginati il filosofare a spizzico del pastore Rothe, la sua completa incompetenza nel campo della scienza, pensa poi all’instancabilità del fu pastore Hornyld nel far sfoggio di erudizione, immaginati tutto questo ben vivo nella tua povera testa, e va’ poi all’officina di una galera o nella sentina dei forzati, e potrai avere un’idea della filosofia schellinghiana e della temperatura a cui tocca sentirla. Ora, per inasprire ancora di più il suo metodo, ha avuto l’idea di voler leggere più a lungo del solito, a me invece è venuta l’idea di piantarlo una volta per sempre. Si tratta di sapere quale delle due idee è la migliore. A Berlino io non ho più niente da fare… Io son troppo vecchio per stare a sentire lezioni, ma Schelling è troppo vecchio per tenerle. Tutta la sua teoria sulle potenze rivela la più grande impotenza… Credo che mi sarei completamente rimbecillito, se avessi continuato ad ascoltare Schelling. Tuo fratello, S. K.”
In Barfod, Eft. Pap I, 314; fonte riportata in nota a Diario, ed. BUR cit., p. 206.

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VITA

Famiglia religiosa e severa, protestante (pietismo), piccolo borghese.
Ultimo di sette fratelli, quando è giovane muore sia la madre sia 5 tra fratelli e sorelle.--> 

senso di colpa religiosa? Il padre parla di una maledizione dopo la morte della prima moglie. 

Non avrà una carriera universitaria o religiosa, ma di teologo e scrittore. 

Si innamora di Regina Olsen e conosce la sua famiglia e i due si fidanzano ma, senza motivo, K. interrompe di netto quella storia, senza motivi apparenti. "La scheggia nelle carni" (?)

La donna anni dopo si sposa con un commerciante molto più vecchio, K. la incontra di nuovo molti anni dopo senza dirle nulla. --> Problema della scelta (?)

Sceglie una via di meditazione e studia ma frequenta vari circoli culturali in Danimarca e a Berlino.

Avvia una polemica con i cristiani "conformisti" danesi e con il giornale satirico "il corsaro".

Muore dopo una caduta a 42 anni, forse già malato.


OPERE PRINCIPALI

SUL CONCETTO DI IRONIA (1841) (CONTIENE: DIARIO DI UN SEDUTTORE)

TIMORE E TREMORE (1843)

AUT-AUT (1843)

BRICIOLE DI FILOSOFIA (1844)

IL CONCETTO DELL'ANGOSCIA (1844)

LA MALATTIA MORTALE (1849)

PSEUDONIMI: Victor Eremita, Johannes de Silentio, Constantin Constantius, Anti-Climacus...

FILOSOFIA

Ironia socratica: essa ha casa nella contraddizione, ma quella confutazione ti permette di liberarti e muoverti verso la conoscenza. La vita per K. è spesso contraddittoria. 
Noi siamo contraddizioni.

L'importanza del singolo ---> "verità accademica e verità per me"

K. Non cerca di fondare la conoscenza o lo spirito. 
Gli interessa indagare l'esistenza, la vita. 

L'irripetibilità e la specifica dell'esistenza umana contro l'umanità o lo spirito hegeliano che
confondono ogni cosa, privando la responsabilità e cancellando i dettagli.

Ex di Socrate -> pensatore esistenziale, coinvolge Tutta la propria esistenza nella riflessione
filosofica.

La verità per me è una verità vissuta. "Che comprende me stesso nell'esistenza"
[Cfr Buddismo: la verità della freccia, e quel che penso della freccia]

[[L'astronomo di Walt Whitman

Quando ascoltai l'erudito astronomo,
Quando le dimostrazioni, i numeri, furono dispiegati dinanzi a me,
Quando le carte e i diagrammi mi furono mostrati per sommarli, dividerli e misurarli,
Quando ascoltai trepidante l'astronomo nell'aula delle sue famose lezioni,
Quanto inspiegabilmente presto divenni esausto e sofferente,
Fino a quando alzandomi e scivolando via iniziai a vagare in solitudine,
Nell'umida e misteriosa aria notturna, e secondo dopo secondo,
Volsi lo sguardo alle stelle nel perfetto silenzio. 

W.W.]]

La vita è la possibilità, la vertigine della scelta.
 Quando si sceglie, si investe su una cosa e si esclude tutto il resto.






- IL RAPPORTO CON HEGEL (FILOSOFIA DOMINANTE DELL'EPOCA, in Europa)

Hegel era un filosofo ottimista e razionalista. 
Ma la sua è una filosofia astratta: non incontro lo spirito, non incontro l'uomo. 

In K. Incontro il singolo e tutto il suo vissuto. L'uomo è definito dalla sua singolarità. 

La sua critica non mira a "rovesciare" Hegel, mira alla sua essenza: 
H. aveva dimenticato quello che siamo: il singolo, l'esistenza, l'uomo --> la vita che viviamo, le scelte che compiamo.

Non c'è una ragione universale, ma la fragilità degli individui. Ha quindi una prospettiva diversa anche da Schopenhauer (dove la volontà colpiva tutti).

Il male non c'è in natura (non il terremoto, non la mantide), ma nell'uomo sì, in quanto si ha scelta. Non necessità.

IL TEMA DELL'ESISTENZA

L'esistenza è possibilità negativa. --> paralizzante in quanto possibilità che sì e che no.
Dobbiamo scegliere: non scegliere è una scelta. Nessuna scelta garantisce il lieto fine.

Ogni scelta comporta la perdita delle altre strade --> siamo discepoli dell'angoscia.
Possiamo sempre perdere quello che ci costituisce.

Tra alternative significative non c'è equilibrio, c'è instabilità: angoscia.
L'angoscia è una costante nella vita dell'uomo. Stabilisce il rapporto tra l'io e il mondo come la vertigine della libertà.






Un elemento di certezza è avere fede, ma averla è fare un salto impossibile e irrazionale.
Credere nella salvezza senza motivo per farlo.

Il dissolvimento dell'io in Hegel è un errore etico: il mio dolore è quello che sento. 
La mia scelta è tutto. Il singolo di fronte a Dio. Gesù è morto da solo, non nella Ragione.

I 3 STADI ESISTENZIALI per tentare di fuggire all'angoscia

Modi fondamentali di stare al mondo.

Tra questi non vi è riconciliazione tra elementi opposti, come in Hegel (tesi, antitesi, sintesi) ma un aut aut: o una cosa o l'altra, non posso stare in due stadi contemporaneamente.


STADIO (vita) ESTETICO  (Don Giovanni)

Il seduttore, l'edonista che cerca il piacere, il divertimento.
 Il seduttore è quello che sceglie di non scegliere. Andrà sempre in cerca del nuovo.
Non una donna, non un lavoro, non una casa --> il dinamismo dell'esistenza
Colui che vive una vita di istanti e di desideri (carpe diem) ma senza progetto, senza responsabilità. Senza fallimento. 
---> trasformare la vita in un'opera d'arte (Andrea Sperelli)
Si rischia di cadere nella vanità e nell'inutilità.

MA il rischio è scivolare nella disperazione. Tutti i fiammiferi diventano uguali.
Si cade nella vanità, nel vuoto di senso. 


La disperazione è connessa all'angoscia, ma stabilisce il rapporto dell'io con se stesso.
Se l'io si accetta e si vuole, si trova di fronte all'infelicità di non poter raggiungere la percezione infinita che ha di sé.
Se non si accetta, non può in ogni caso uscire dal rapporto che ha con se stesso: è costitutivo della vita stessa. 

Il tedio non è la malattia della noia di non aver nulla da fare, ma una malattia più grave: sentire che non vale la pena di fare niente.
-- Fernando Pessoa

Si potrebbe allora pensare che "fare una scelta", prendersi le responsabilità sia la via migliore.

(una cosa sola)

---> Si può passare oltre per scegliere la

VITA ETICA (il marito \ la moglie)

Qui la scelta è legata al dovere, alla responsabilità (kantiana).
Come padre, marito, lavoratore, all'interno dell'eticità normale del progetto.
Fedeltà, ripetizione, quotidianità ---> conformismo
Si sceglie l'ordinario al posto dello straordinario, si sceglie sempre la stessa cosa.
Si è scelto una volta per tutte per tenere a bada l'angoscia. 

E' un aut aut, o il progetto o il desiderio. Non si può alternare. 
Ma anche questa costruzione, questa vita rischia di degradarsi, nella disperazione.
Ogni scelta fa comunque risorgere il dubbio, anche nello stadio etico, perché si prova la sensazione di essersi persi adeguandosi.




Non troviamo quindi un senso ultimo neppure nel progetto. 

C'è solo una salvezza, che è

LA VITA RELIGIOSA (Abramo)

Un salto paradossale nella fede.
La scelta abissale. 
Però dovrebbe essere la scelta verso il bene, verso l'eternità di Dio.

esempio: Abramo serve Dio a tal punto da voler sacrificare l'unico figlio Isacco.
Dio lo mette alla prova e gli chiede di ucciderlo. (la scelta)

Viene salvato ma lo avrebbe ucciso. 

Non si può dimostrare Dio, si può solo fare un salto: "Dove l'acqua ha la profondità di 70.000 piedi".
"Credo all'assurdo, credo quia absurdum". (contro Agostino)

La fede vince l'angoscia ma è una scelta paradossale, rischiosa e solitaria.
(prego Dio affinché mi doni la fede, ma per pregare devo avere fede)




Approfondimento: Irrational man, W. Allen
Woody Allen e Kierkegaard 



Oltre l’angoscia…




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Fonti, esempio: storia della scuola e oggetti che parlano

 Documenti e foto di repertorio: la scuola negli anni Foto 1 Foto 2 Foto 3 Foto 4 POSSIBILE INTERVISTA ALLO "STUDENTE DEL PASSATO"...