Karl Heinrich Marx (1818 – 1883), filosofo ed economista tedesco.
A me non appartiene né il merito di aver scoperto l’esistenza delle classi nella società moderna né quello di aver scoperto la lotta tra di esse. […] Quel che io ho fatto di nuovo è stato di dimostrare: 1. che l’esistenza delle classi è soltanto legata a determinate fasi di sviluppo storico della produzione; 2. che la lotta di classe necessariamente conduce alla dittatura del proletariato; 3. che questa dittatura stessa costituisce soltanto il passaggio alla soppressione di tutte le classi e a una società senza classi.
Da una lettera a Weydemeyer, 5 marzo 1852, la quale lettera fu pubblicata nel 1907 nella Neue Zeit – XXV, 2, 164; citato in Lenin, Stato e rivoluzione, edizioni Lotta Comunista, 2003
Il comunismo è possibile empiricamente solo come azione dei popoli dominanti tutti ‘in una volta’ e simultaneamente, e ciò presuppone lo sviluppo universale della forza produttiva e le relazioni mondiali che il comunismo implica. Il comunismo, per noi, non è uno stato di cose che debba essere instaurato, un ideale al quale la realtà dovrà conformarsi. Chiamiamo comunismo il movimento reale che abolisce lo stato di cose presenti.
"Non si cammina con la testa a terra e le gambe in aria".
Prima c'è l'uomo concreto, poi quello ideale (concetto).
L'idealismo è misterioso e ingannevole: è dalla realtà che nasce l'idea e non viceversa. H. va rovesciato.
2) Critica storico-politica
Il rapporto idealistico ragione-realtà implica il giustificazionismo e il conservatorismo.
La storia è una realtà organica-concreta: non va spiegata con lo Spirito o gli individui cosmico-storici ma con una serie di elementi storico-economico-sociali.
Anche le idee dipendono dalle condizioni materiali. -> Razionalismo del materialismo dialettico.
(struttura- concreta e economica --> sovrastruttura ideale)
Non esiste inoltre necessariamente una sintesi storica, spesso una classe schiaccia l'altra.
(ex borghesia e proletariato)
B) Critica alla politica liberal-borghese
Vuole metterne in luce l'ipocrisia e l'egoismo. Conta solo l'individuo e non il gruppo.
L'uomo vive una vita "astratta", di diritti nella società civile e una nella realtà economica concreta: è scisso tra l'uguaglianza di diritto (Stato) ma l'ineguaglianza materiale (società).
Riprende il conflitto sociale di cui parla Hegel --> egoismo e frammentazione
(Ma lo Stato non risolve i conflitti, si limita a patteggiare per la parte più forte)
Il rischio è che i diritti rimangano elettorali o astratti: le libertà borghesi sono una conquista, ma non basta. Bisogna far scendere gli ideali (libertà, legalità, fraternità) dal cielo alla terra.
E non è solo una questione di merito o competizione: partiamo da basi diverse.
Questa atomizzazione dipende dalla differenza tra classi: bisogna superarle per ricomporre la società. Assaltare il cielo e farlo scendere sulla terra, ma serve una lotta [servo-padrone].
Per i liberali, però, la meritocrazia e la diseguaglianza sono il motore della storia; per Marx è la rivoluzione. ---> Bisogna colpire la proprietà privata e lo sfruttamento dell'uomo sull'uomo. --> emancipazione umana per arrivare alla "democrazia totale".
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La proprietà privata non è dunque il prodotto, il
risultato, la necessaria conseguenza del lavoro espropriato, del
rapporto estrinseco dell’operaio alla natura e a se stesso. La
proprietà privata risulta così dall’analisi del concetto
del lavoro espropriato, cioè dell’uomo espropriato,
del lavoro alienato, della vita alienata, dell’uomo alienato.
[...] Solo all’ultimo punto culminante dello sviluppo della
proprietà privata questa mostra di nuovo in risalto il suo segreto:
cioè che, da una parte, essa è il risultato del lavoro
espropriato, e secondariamente ch’essa è il mezzo col quale il
lavoro si espropria, la realizzazione di questa espropriazione.
Karl Marx
descrive la situazione di autoestraniazione del lavoratore
salariato, definendola “alienazione”, nei Manoscritti
economico-filosoficidel 1844.
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c) Alla teoria economica liberale borghese (Smith e Ricardo)
Per Adam Smith il libero scambio e la libera produzione generano ricchezza e, conseguentemente, maggiori salari e migliori condizioni (mano invisibile).
Ma credono che il capitalismo sia una legge armonica e naturale. Il sistema ha alti e bassi ma è destinato ad una crisi totale. Non è eterno. Ci sono stati diversi sistemi economici.
Tesi su Feuerbach (rapporto tra i due) (la critica al maestro)
Il difetto principale d’ogni materialismo fino ad oggi è che l’oggetto, la realtà, la sensibilità vengono concepiti sotto la forma di oggetto o di intuizione, ma non come attività umana sensibile, prassi, non soggettivamente.
(da Prima tesi su Feuerbach)
M. Concorda con l'alienazione religiosa di cui parla F. ma ne sottolinea i limiti.
Il limite di Feuerbach: manca la dimensione sociale, storica e dialettica. Manca Hegel.
Il materialismo di F. è naturalista e statico, astorico e in parte asociale.
Si è occupato dell'uomo biologico ma non quello socio-storico che si realizza nel conflitto Tesi-Antitesi della lotta di classe.
Lo storicismo hegeliano va inserito nel materialismo di Feuerbach. Si correggono a vicenda.
Si ottiene un materialismo storico e dialettico.
Differenze in religione: Dio è sì il prodotto dell'uomo MA lo crea per motivazioni socio-storico-economiche.
La religione non è naturale.
L'antropologia di F. studia l'uomo biologico. In quella di Marx si studia l'uomo storico. Da quel Dio comprendo quell'uomo.
Il dio Faraone non è il dio calvinista o quello cattolico.
Dio (la religione) è l'oppio dei popoli: lenisce il dolore della repressione dell'alienazione che ci incatena e ci sfrutta.
Dio è l'espressione della miseria umana. Solo che a volte Dio giustifica tale sfruttamento o il denaro (è culturale).
La politica spesso usa la religione come mezzo di forza.
Ci fa dimenticare la sofferenza della vita contingente per la speranza della vita trascendente.
Quando la società sarà sana e giusta la religione non sarà più necessaria. La beatitudine e l'uguaglianza saranno già sulla terra.
Forse ora il consumo (o lo stato lo sport) è l'oppio dei popoli.
La sofferenza è la mancanza di senso, di peso politico, di costruzione identitaria o stabilità.
11esima tesi: "I filosofi hanno solo contemplato il mondo, è giunta l'ora di cambiarlo".
Bisogna tornare alla storia materiale --> la storia è storia del lavoro e della tecnologia.
In ogni epoca storica si caratterizza per il rapporto dialettico tra forze produttive (operai, mezzi) e rapporti di produzione (contratti, potere). Insieme generano una base economica (struttura, modo di produzione).
ex Feudalesimo: rotazione triennale e allevamento, lavoro dei contadini (forze)
Rapporti: corvée o accordi vari.
Dalla base economica (struttura) dipende la sovrastuttura (politica, cultura, religione, filosofia...)
- ex: economia feudale --> romanzo cavalleresco
età moderna:forze produttive (catena di montaggio, operaio, fabbrica); rapporti (capitalismo: suddivisione lavoro e prodotti, contratti)
- economia capitalistica --> romanzo borghese, altra filosofia...
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MUTAMENTO DELLE BASI ECONOMICHE
Come cambiano le basi economiche? Si incarnano nella lotta di classe (una dominante e in declino una in ascesa ma dominata).
Nel capitalismo Le forze si legano agli operai (proletariato), i rapporti su quella dominante (imprenditori).
Il mutamento è più veloce nella classe in ascesa (forza), perché legata alla tecnologia e non alle leggi (rapporti).
Questo attrito si spezza di norma in una rivoluzione (es nobiltà e borghesia nella rivoluzione francese)
Manifesto del partito comunista: la lotta di classe, la rivoluzione e la dittatura del proletariato
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« Uno spettro si aggira per l'Europa: lo spettro del
comunismo. Tutte le potenze della vecchia Europa si sono coalizzate
in una sacra caccia alle streghe contro questo spettro: il papa e lo
zar, Metternich e Guizot, radicali francesi e poliziotti tedeschi.
[...] È ormai tempo che i comunisti espongano apertamente in faccia
a tutto il mondo il loro modo di vedere, i loro fini, le loro
tendenze, e che contrappongano alla favola dello spettro del
comunismo un manifesto del partito stesso. »
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Opera divulgativa ma di grande successo.
Il proletariato deve mettere in atto una lotta di classe contro la borghesia (pur imparando da loro)--> necessità di una dimensione internazionale
"proletari di tutto il mondo unitevi".
Programma in 10 punti programmatici e contingenti (dall'imposta progressiva, alla scuola pubblica e gratuita, all'obbligo di lavoro per tutti all'accentramento di fabbriche e mezzi di trasporto)
Si ampliano le divisioni tra comunismo marxista e socialismo utopico (Proudhon e Saint-Simon) -> (diversa allocazione delle risorse; diverse classi di riferimento)
Il lavoro, l’attività vitale, la vita produttiva, appare all’uomo solo come un mezzo per la soddisfazione di un bisogno, del bisogno di conservazione dell’esistenza fisica. Ma la vita produttiva è la vita generica. […] E la libera attività consapevole è il carattere specifico dell’uomo. Ma la vita stessa appare, nel lavoro alienato, soltanto mezzo di vita. (Manoscritti economico-filosofici del 1844,pp. 194-7)
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Nel capitalismo è fondamentale il fenomeno dell'alienazione.
Ci sono altre alienazioni, ma quella fondamentale è quella economica. --> necessità di eliminare la proprietà dei mezzi di produzione.
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“Questo lavoro che consiste nel ripetere ogni 80 secondi lo
stesso gesto, come riescono a farlo tutti gli altri? Takeda, a cui
chiedo a cosa pensa mentre lavora, dopo un attimo di sorpresa
risponde «Penso all’ora». Sono anche io
così. È già passata un’ora, ancora due ore.
Ancora quattro? Tre e mezzo? O sono solo tre? Ci sarà lo
straordinario oggi? E una volta rientrato a casa, farò il bucato?
Non ho la forza di pensare a cose più complicate di queste. O allora
mi saltano alla mente cose senza rapporto logico: un paesaggio, un
ponte, il caffè all’angolo della stazione, l’imbarcadero…
Sfilano una dopo l’altra davanti ai miei occhi, impossibile pensare
in modo continuato ad una cosa sola, impossibile, con un ciclo di 80
secondi. Se ne possono solo evocare passivamente piccoli pezzetti“.
Kamata Satoshi, Toyota,L’usine du désespoir, Editions ouvrières, 1976. In
Chassagne, A, Montracher, G, La fin du travail, Stock, 1978
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IL CAPITALE (1867 - 1894)
Opera più tecnica e più economica.
Il capitalismo non è eterno o naturale, è un effetto della storia. Non ci sarà per sempre.
Dovrà essere sostituito da socialismo. Il capitalismo ha al suo interno i germi della rovina.
Teoria del valore --> le merci hanno un
valore d'uso: utilità per chi lo usa (ex importanza del libro > prezzo; dipende: conoscenza o estetica)
e un valore di scambio: quantità di lavoro necessario per produrre una determinata merce. (l'auto costa più del cassetto per il diverso tempo e forza lavoro totale)
---> Le merci non hanno un valore intrinseco, deriva dal lavoro (contro il "feticismo" delle merci). ---> da dove arriva il guadagno? ---> plusvalore.
SCHEMI ECONOMICI
Prima del capitalismo : Schema MDM (merce-denaro-merce)
Il contadino produce una merce M, che viene venduta per ottenere denaro D e comprare altre merci M (vestiti, strumenti...) --> economia di autosussistenza senza accumulo di capitali (neanche per i nobili)
Capitalismo:Schema D M D'. (denaro-merce-più denaro)
Si parte da un capitale da investire (D) per produrre una merce (M) venduta sul mercato, per ottenere un profitto (D' > D)
Come fa a prodursi più denaro che in partenza? (INVESTO 100 OTTENGO 110) Prima era uguale.
TEORIA DEL PLUSVALORE
Il plus-denaro deriva dal plusvalore. La merce assume un valore maggiorato nella catena produttiva capitalistica.
Tale valore in più nasce dal pagamento della forza lavoro degli operai (costi iniziali). Gli operai vengono pagati x, ma producono qualcosa che vale x + y.
Quindi vengono pagati meno di quanto meriterebbero. Vengono pagati per sopravvivere (valore di scambio dell'operaio).
L'operaio produce un plusvalore: lavora x ore pagato, x ore gratis (per il capitalista). Il guadagno dell'imprenditore si fonda sullo sfruttamento dell'operaio.
Tale modello non è perfetto.
I DIFETTI DEL CAPITALISMO
Difetti economici e strutturali abbastanza grandi da farlo cadere, specie se aiutato dalla "spinta" politica degli operai.
Per capire bisogna distinguere tra capitale costante e capitale variabile.
Variabile: salario degli operai (dipende dal numero di operai).
Costante: spesa per le macchine e le strutture.
Servono inoltre due saggi (rapporti)
Saggio del plusvalore: plusvalore (D') / capitale variabile (salari) --> più è alto, più c'è sfruttamento e il capitalista guadagna in quella fabbrica.
Per aumentare il plusvalore (quindi il profitto) i capitalisti cercano di sfruttarlo maggiormente.
--> Aumento assoluto (numero di ore di lavoro degli operai, ossia aumenta il pluslavoro) e relativo (miglioramento tecnico)
L'assoluto ha un limite: gli operai devono riposare. E' stata una mossa originaria, poi han cambiato.
Nel relativo accelero il processo produttivo, non le ore (riduco le ore necessarie a ripagare il salario). MA ---> aumentano gli investimenti nelle macchine.
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Le crisi del capitalismo
Altro problema: anarchia della produzione. I capitalisti si buttano sui prodotti più vendibili ---> troppe fabbriche producono lo stesso prodotto. ---> crisi di sovrapproduzione (tipica del capitalistico, prima erano di sotto produzione)
Tali oggetti (ex auto elettriche) vanno invendute ---> 1) crisi di sovrapproduzione
2) Caduta tendenziale del saggio di profitto
Saggio di profitto (plusvalore \ capitale costante + variabile). Per paura della concorrenza il capitalista è spinto ad aumentare le spese per le macchine ---> aumenta il capitale costante, di più di quanto aumenta il plusvalore
---> di anno in anno il profitto tenderà a diminuire, e questo guadagno è lo scopo del capitalismo.
3) Rivoluzione del proletariato
Forse armata, forse democratica.
2 fasi post rivoluzionarie
a) socialista: il proletariato prende possesso dei mezzi di produzione (statalizzazione) ---> dittatura del proletariato (oltre la democrazia - fase transitoria) [dittatura della maggioranza] (abolire esercito, il parlamento ---> delegati removibili eletti (contro la burocrazia tecnica)
Qui ancora lo stipendio degli operai dipende da quanto lavora.
Bisogna passare a una seconda fase.
b) comunista: pagamento in base ai bisogni (da ognuno secondo le capacità, ad ognuno secondo i propri bisogni)
Lo Stato dovrebbe sciogliersi per ottenere una società collettivista senza egoismi.
(le ambiguità sul come forse hanno creato qualche problema)
Il concetto di merce
La ricchezza delle società, nelle quali predomina il modo di produzione capitalistico, si presenta come una «immensa raccolta di merci» e la singola merce appare come sua forma elementare. Quindi iniziamo la nostra indagine con l’analisi della merce. La merce è prima di tutto un oggetto esterno, una cosa che per mezzo delle sue proprietà soddisfa bisogni umani di qualunque specie. La natura di tali bisogni, p. es. che derivino dallo stomaco o dalla fantasia, non fa alcuna differenza. Qui non si tratta neanche di come la cosa soddisfi il bisogno umano, se immediatamente, come mezzo di sussistenza, cioè come oggetto di piacere, oppure indirettamente, come mezzo di produzione. [Karl Marx, Il Capitale. Critica dell’economia politica
, a cura di Eugenio Sbardella, Newton, 1996]
APPROFONDIMENTI:
Progresso tecnico, occupazione e adattabilità alle innovazioni
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