Filosofo, poeta, saggista, compositore e filologo tedesco.
Studia Kant, Schopenhauer, ha come iniziali punti di riferimento i coniugi Wagner. Poi Paul Rée e Lou Von Salomé.
Friedrich Nietzsche(15 ottobre 1844, Rocken-25 agosto 1900, Weimar)
Opere:
La nascita della tragedia (1872)
Considerazioni inattuali (1876)
Umano troppo umano (1878)
Il viandante e la sua ombra (1879)
Aurora (1881)
La Gaia scienza (1882)
Così parlo Zarathustra (1886)
Al di là del bene e del male (1886)
La Genealogia della morale (1887)
Il caso Wagner (1888)
Il crepuscolo degli dei (1888)
L’Anticristo (1888)
Ecce homo (1888)
Nietzsche contro Wagner
La volontà di potenza
Friedrich Nietzsche(15 ottobre 1844, Rocken-25 agosto 1900, Weimar)
Opere:
La nascita della tragedia (1872)
Considerazioni inattuali (1876)
Umano troppo umano (1878)
Il viandante e la sua ombra (1879)
Aurora (1881)
La Gaia scienza (1882)
Così parlo Zarathustra (1886)
Al di là del bene e del male (1886)
La Genealogia della morale (1887)
Il caso Wagner (1888)
Il crepuscolo degli dei (1888)
L’Anticristo (1888)
Ecce homo (1888)
Nietzsche contro Wagner
La volontà di potenza
Nietzsche: chi ha un perché per vivere può sopportare
qualsiasi come.
Opere:
La nascita della tragedia (1872) Considerazioni inattuali (1876) Umano troppo umano (1878) Il viandante e la sua ombra (1879) Aurora (1881) La Gaia scienza (1882) Così parlo Zarathustra (1886) Al di là del bene e del male (1886) La Genealogia della morale (1887) Il caso Wagner (1888) Il crepuscolo degli dei (1888) L’Anticristo (1888) Ecce homo (1888) Nietzsche contro Wagner La volontà di potenza ------------------------------------
Tipo di filosofia
Filosofo irrazionalista e non schematico. Spesso scrive per aforismi, si appella ad allegorie, parabole, metafore.
La nascita della tragedia: apollineo e dionisiaco
N. Nasce come filologo classico, studia la cultura greca, e ne vede due aspetti principali.
Per N. Queste due energie sono armonizzate nelle tragedie classiche, ma Euripide darà maggiore importanza all'elemento apollineo (intreccio, aspetto razionale) e relegare quello emotivo (coro, musica) ad una questione secondaria.
La stessa cosa farà Socrate nella filosofia. Sisottolinea l'aspetto intellettuale e razionalistico della verità e dell'etica (intellettualismo socratico) e si sottomettono le passioni, l'elemento irrazionale e le emozioni.
Il medesimo approccio razionale è preso da Platone, Aristotele, fino ad Hegel.
Tutta la filosofia occidentale ha dimenticato che la vita è anche dionisiaco.
Dionisiaco ed apollineo
Su Socrate: "il grande nemico"
Sul danno e l'utilità della storia
N. Critica la "malattia storica" della società occidentale.
Noi
moderni infatti non caviamo niente da noi stessi: solo riempiendoci e
stipandoci di epoche, costumi, arti, filosofie, religioni e
conoscenze estranee, diventiamo qualcosa degno di considerazione,
ossia enciclopedie ambulanti, come forse ci considererebbe un antico
greco sbalestrato nella nostra epoca.
Studiare gli eroi del passato può essere paralizzante --> senso di inferiorità
Può portare al disprezzo verso il presente ---> nostalgia
O sentirsi inutili --> tutto è già stato detto e compiuto
Bisogna rinnovarsi, trovare un sano oblio per costruire la nostra storia.
Il tempo negli uomini e negli animali
Osserva il gregge che pascola davanti a te: non sa che cosa sia ieri, che cosa sia oggi: salta intorno, mangia, digerisce, salta di nuovo. È così dal mattino alla sera e giorno dopo giorno, legato brevemente con il suo piacere ed il suo dispiacere, attaccato cioè al piolo dell’attimo e perciò né triste né annoiato… L’uomo chiese una volta all’animale: “Perché mi guardi soltanto senza parlarmi della felicità?” L’animale voleva rispondere e dice: “Ciò avviene perché dimentico subito quello che volevo dire” – ma dimenticò subito anche questa risposta e tacque: così l’uomo se ne meravigliò. Ma egli si meravigliò anche di se stesso, di non poter imparare a dimenticare e di essere sempre accanto al passato: per quanto lontano egli vada e per quanto velocemente, la catena lo accompagna. È un prodigio: l’attimo, in un lampo è presente, in un lampo è passato, prima un niente, dopo un niente, ma tuttavia torna come fantasma e turba la pace di un istante successivo. Continuamente si stacca un foglio dal rotolo del tempo, cade, vola via – e improvvisamente rivola indietro, in grembo all’uomo. Allora l’uomo dice “Mi ricordo”
Da Considerazioni inattuali.
La Morale
Da dove nasce la morale? (Genealogia della morale, seguirne le tracce invece di darla per acquisita o naturale)
Essa è un prodotto umano e storico, ma è stata imposta e interpretata come se fosse naturale o assoluta.
Morale dei signori (aristocratici): coraggio, onore, magnanimità, vigore, libertà, superbia, spietatezza quando necessaria, determinazione, ricerca del piacere e del lusso...
Questa morale però può essere seguita solo da pochi, e per la maggioranza è l'opposto:
vi è una morale della maggioranza, quella dei "deboli", quella del risentimento, che ribalta la morale degli aristocratici: temperanza contro l'ira, umiltà contro la superbia, ascetismo contro il lusso, dovere contro la libertà.
--> Diviene uno strumento di dominio del debole sul forte.
Il ricco deve essere caritatevole, il giudice deve perdonare, il grande deve essere uguale al piccolo ---> morale degli schiavi o dei vinti
A favore della morale dei vinti arrivano i sacerdoti, per contrastare i padroni.
Per N. tale morale (pietà, passione, umiltà) non è naturale: non è quella degli animali ---> morirebbero.
Ho allora bisogno (per porgere l'altra guancia in questo mondo) di un altro mondo
---> esempio del popolo ebraico e ancora di più del cristianesimo
---> Per N. il cristianesimo difende tutto ciò che nuoce alla vita perché porta a trasformare tutte le gioie della vita in peccati, tutte le virtù dei signori in debolezze (per esempio l'orgoglio), o ancora è antivitale: porta a vergognarsi della propria natura, santifica la sofferenza.
---> Torna la critica alla società occidentale: razionalismo apollineo, storicismo, risentimento, speranza verso un altro mondo e svalutazione del nostro.
-----> Da qui si arriva al Nichilismo (assenza di tutti i valori, irrazionalismo) e posso rispondere o passivamente (Schopenhauer) o attivamente ---> nonostante la mancanza di senso, si può vivere gioiosamente ed energicamente.
IL nichilismo: La morte di Dio
F. Nietzsche, La gaia scienza, aforisma 125
125. L’uomo folle. – Avete sentito di quel folle uomo che accese una lanterna alla chiara luce del mattino, corse al mercato e si mise a gridare incessantemente: “Cerco Dio! Cerco Dio!”. E poiché proprio là si trovavano raccolti molti di quelli che non credevano in Dio, suscitò grandi risa. “È forse perduto?” disse uno. “Si è perduto come un bambino?” fece un altro.
“0ppure sta ben nascosto? Ha paura di noi? Si è imbarcato? È emigrato?” – gridavano e ridevano in una gran confusione. Il folle uomo balzò in mezzo a loro e li trapassò con i suoi sguardi: “Dove se n’è andato Dio? – gridò – ve lo voglio dire! Siamo stati noi ad ucciderlo: voi e io! Siamo noi tutti i suoi assassini! Ma come abbiamo fatto questo? Come potemmo vuotare il mare bevendolo fino all’ultima goccia? Chi ci dètte la spugna per strusciar via l’intero orizzonte? Che mai facemmo, a sciogliere questa terra dalla catena del suo sole?
Dov’è che si muove ora? Dov’è che ci moviamo noi? Via da tutti i soli? Non è il nostro un eterno precipitare? E all’indietro, di fianco, in avanti, da tutti i lati? Esiste ancora un alto e un basso? Non stiamo forse vagando come attraverso un infinito nulla? Non alita su di noi lo spazio vuoto? Non si è fatto piú freddo? Non seguita a venire notte, sempre piú notte? Non dobbiamo accendere lanterne la mattina? Dello strepito che fanno i becchini mentre seppelliscono Dio, non udiamo dunque nulla? Non fiutiamo ancora il lezzo della divina putrefazione? Anche gli dèi si decompongono! Dio è morto! Dio resta morto! E noi lo abbiamo ucciso!
Come ci consoleremo noi, gli assassini di tutti gli assassini? Quanto di piú sacro e di piú possente il mondo possedeva fino ad oggi, si è dissanguato sotto i nostri coltelli; chi detergerà da noi questo sangue? Con quale acqua potremmo noi lavarci? Quali riti espiatòri, quali giochi sacri dovremo noi inventare? Non è troppo grande, per noi, la grandezza di questa azione? Non dobbiamo noi stessi diventare dèi, per apparire almeno degni di essa? Non ci fu mai un’azione piú grande: tutti coloro che verranno dopo di noi apparterranno, in virtú di questa azione, ad una storia piú alta di quanto mai siano state tutte le storie fino ad oggi!”.
A questo punto il folle uomo tacque, e rivolse di nuovo lo sguardo sui suoi ascoltatori: anch’essi tacevano e lo guardavano stupiti. Finalmente gettò a terra la sua lanterna che andò in frantumi e si spense. “Vengo troppo presto – proseguí – non è ancora il mio tempo. Questo enorme avvenimento è ancora per strada e sta facendo il suo cammino: non è ancora arrivato fino alle orecchie degli uomini. Fulmine e tuono vogliono tempo, il lume delle costellazioni vuole tempo, le azioni vogliono tempo, anche dopo essere state compiute, perché siano vedute e ascoltate.
Quest’azione è ancora sempre piú lontana da loro delle piú lontane costellazioni: eppure son loro che l’hanno compiuta!”. Si racconta ancora che l’uomo folle abbia fatto irruzione, quello stesso giorno, in diverse chiese e quivi abbia intonato il suo Requiem aeternam Deo. Cacciatone fuori e interrogato, si dice che si fosse limitato a rispondere invariabilmente in questo modo: “Che altro sono ancora queste chiese, se non le fosse e i sepolcri di Dio?”.
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Non sono solo Dio o la religione ad essere morti: sono caduti i principi fondamentali, una morale comune, il razionalismo precedente.
Ogni verità universale è crollata, ogni punto di riferimento ideale, le grandi narrazioni --->
il mondo non ha un senso in sé.
Il nichilismo passivo porta al cinismo, al ritrarsi, o al non crederci, tendono a ignorare --->
Il rifiuto del mondo.
Un altro approccio è il nichilismo attivo ---> Accettare il mondo così com'è ---> Trasvalutazione di tutti i valori. Non si può sostituire il "posto vuoto" con un feticcio (denaro, spirito, classe sociale, scienza), lo si deve accettare.
Assenza di trascendenza, di verità assoluta.
Non devo sostituire quelli precedenti ad altri, devo produrne di nuovi, miei --->
Accettare la morte di Dio ---> Diventare un oltreuomo
Io vi insegno l’oltreuomo. L’uomo è qualcosa che deve essere superato. Che avete fatto per superarlo? Tutti gli esseri hanno creato qualcosa al di sopra di sé e voi volete essere il riflusso in questa grande marea e retrocedere alla bestia piuttosto che superare l’uomo? Che cos’è per l’uomo la scimmia? Un ghigno o una vergogna dolorosa. E questo appunto ha da essere l’uomo per l’oltreuomo: un ghigno o una dolorosa vergogna
[...] Vi
scongiuro, fratelli, rimanete fedeli
alla terrae
non credete a quelli che vi parlano di sovraterrene speranze! Lo
sappiano o no: costoro esercitano il veneficio. Dispregiatori della
vita essi sono, moribondi e avvelenati essi stessi, hanno stancato la
terra: possano scomparire!
Un
tempo il sacrilegio contro Dio era il massimo sacrilegio, ma Dio è
morto, e così son morti anche questi sacrilegi.
Da Così parlò Zarathustra.
Esso si contrappone all'uomo comune (che ignora la condizione attuale) e supera anche il nichilismo (ultimo uomo) e genera altri valori. Riscopre il dionisiaco, dice sì alla vita e alla terra.
Passa dal Tu Devi al Io Voglio ---> Autorealizzazione. Auto-creazione.
Il vero Oltreuomo sa accettare la vita com'è, e perfino il suo
ETERNO RITORNO (dell'uguale)
Che accadrebbe se, un giorno o una notte, un demone strisciasse furtivo nella più solitaria delle tue solitudini e ti dicesse: «Questa vita, come tu ora la vivi e l’hai vissuta, dovrai viverla ancora una volta e ancora innumerevoli volte, e non ci sarà in essa mai niente di nuovo, ma ogni dolore e ogni piacere e ogni pensiero e sospiro, e ogni indicibilmente piccola e grande cosa della tua vita dovrà fare ritorno a te, e tutte nella stessa sequenza e successione – e così pure questo ragno e questo lume di luna tra i rami e così pure questo attimo e io stesso. L’eterna clessidra dell’esistenza viene sempre di nuovo capovolta e tu con essa, granello di polvere!». Non ti rovesceresti a terra, digrignando i denti e maledicendo il demone che così ha parlato? Oppure hai forse vissuto una volta un attimo immenso, in cui questa sarebbe stata la tua risposta: «Tu sei un dio e mai intesi cosa più divina»? Se quel pensiero ti prendesse in suo potere, a te, quale sei ora, farebbe subire una metamorfosi, e forse ti stritolerebbe; la domanda per qualsiasi cosa: «Vuoi tu questo ancora una volta e ancora innumerevoli volte?» graverebbe sul tuo agire come il peso più grande! Oppure, quanto dovresti amare te stesso e la vita, per non desiderare più alcun’altra cosa che questa ultima eterna sanzione, questo suggello?”
Se questa prospettiva riesce a renderci felici, allora stiamo accettando la trasvalutazione, l'amor fati (amore per il destino), la nostra vita è già piena e sensata, ma ciò dipende da noi.
L'oltreuomo allora è in grado di cambiare il mondo con il suo gioco, con il suo punto di vista creativo ---> Volontà di potenza.
Questa vita deve accrescersi continuamente, l'oltreuomo cerca la propria volontà e l'stante terreno, per superare i limiti tradizionali imposti per esprimersi creativamente e costruttivamente.
--> Il gioco sulla terra del fanciullo, senza un altro mondo, senza trascendenza, senza dialettica, senza noumeno: tutto è qui, sulla terra [vs interpretazione nazista]
L'illuminismo di Nietzsche
Così parlò Zarathustra
Parodia evangelica e contro la religione.
Trasformazione dei valori e della vita (metafore):
- Cammello: Sofferenza, ignoranza, morale degli schiavi
- Leone: Nichilismo, non ancora attivo, opposizione ai vecchi valori. Io voglio contro tu devi.
- Fanciullo: affermazione della propria volontà e dei propri valori ---> dire sì alla vita --> nichilismo attivo (io sono!)
Ahimè! Ah vita! di queste domande che ricorrono, degli infiniti cortei di senza fede, di città piene di sciocchi, di me stesso che sempre mi rimprovero (perché chi più sciocco di me, e chi più senza fede?) di occhi che invano bramano la luce, di meschini scopi, della battaglia sempre rinnovata, dei poveri risultati di tutto, della folla che vedo sordida camminare a fatica attorno a me, dei vuoti ed inutili anni degli altri, io con gli altri legato in tanti nodi, la domanda, ahimè, la domanda così triste che ricorre – Che cosa c’è di buono in tutto questo, ahimè, ah vita? Risposta Che tu sei qui – che esiste la vita e l’individuo, che il potente spettacolo continua, e tu puoi contribuirvi con un tuo verso.