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martedì 20 settembre 2022
domenica 29 maggio 2022
Metodo di studio, una panoramica.
Metodo di studio
Preghiera di Epitteto: Che io possa avere la pazienza di accettare le cose che non posso cambiare, il coraggio di cambiare quelle che posso cambiare, e l'intelligenza di distinguere le une dalle altre.
3 Principi (M A P)
1. Motivazione
L’errore ci dona semplicemente l’opportunità di iniziare a diventare più intelligenti.
(Henry Ford)
Motivazione: Esterna o Interna. Hai controllo solo di quella interna. Trova un modo per fare tua la materia. Giocaci o appassionati. La superficialità e lo studio mnemonico sono noiosi.
a. Approfondisci tramite altre fonti (aneddoti, video interessanti, documentari), cerca eventualmente di collegare più materie ad un medesimo concetto. (Ex: trigonometria e lo studio della storia delle piramidi; Eratostene e la terra; Pitagora e la musica; psicologia e letteratura...)[interleaving]
b. Studiare in gruppo (senza perdere tempo)
c. Provare ad anticipare gli argomenti (porre la propria domanda, seguirla, leggere qualcosa PRIMA della lezione)
d. Mutare gli stimoli che non distraggano, un cambio alla volta: musica di sottofondo, fare un piccolo snack o bere un tè. Cambiare luogo di studio, provare a studiare all'aperto. Cercare cosa va bene per te.
e. Dormire il giusto e muovere il corpo (le notti in bianco proprio non servono).
f. A volte le soddisfazioni non arrivano subito, ma arrivano. Impara ad aspettare, dilazionare il piacere. (Test dei Marshmellow)
g. racconta\ divulga ad altri i tuoi progressi (motivazione sociale)
2. Attivazione - personalizzazione
a. Usare domande: Cosa conosco già dell'argomento? Cosa voglio conoscere? Cosa ho imparato? (KWL) (know, cosa so. Want, cosa voglio cercare\imparare, Learn, cosa ho imparato)
b. Quando possibile, trova un modo di applicare subito quanto studiato. (esercizi, debate, esperimento fisico o mentale, problema, flashcards, quiz...)
c. Metacognizione: rifletti su quanto appreso e come lo hai appreso, anche dal lato del piacere e della motivazione. Qual è il tuo metodo di studio? Funziona? Ti piace?
3. Produttività - economia/ efficacia
Pareto: "Usa quel 20 % di sforzo che ti garantisce l'80 % del risultato".
Parkinson: "Più tempo a disposizione si avrà, più se ne sprecherà" → preparati per tempo e fissa quotidianamente un'ora di fine studio.
a. Quando sei a lezione, stai davvero lì. Quando studi, fai solo quello. (Sfruttare bene il tempo)
b. A volte, sfruttare i tempi morti per ex con audio\podcast (bus, treno, sala d'attesa...)
c. Evita il multitasking, sfrutta la ripetizione dilazionata (un po' tutti i giorni) [spaced repetition]
d. Segui un principio di "minima dose effettiva" per studiare o ripassare tutti i giorni o quasi. Specie nella pratica (testing)
Quattro Passi (metodo) - [ P A R E ]
1. Programmazione
(Prima calcola quante pagine devi studiare; quanto ci metti di media, quindi quante pagine devi studiare quotidianamente ---> organizza i tempi e la routine)
Formare un'abitudine: stimolo, routine, ricompensa, credenza.→Cerca di sapere già cosa devi fare; allontana le distrazioni, premiati quando fai bene qualcosa, persisti. Allontana le distrazioni e migliora l'ambiente.
a. Cramming vs spacing →Studia un po' per volta, dormici (o almeno riposaci) sopra. Poco materiale ma ripassato subito, quindi il giorno dopo, quindi dopo una settimana, eventualmente dopo un mese.
b. Spaced repetition (ripetizione dilazionata) →puoi usare flashcards (piccole domande per ripassare) come sul programma Anki. (Modalità attentiva e Modalità diffusa, alternale: esempio, 1 ora di studio analitico del testo, pausa di riflessione e poi ripasso di 5 minuti. O due ore di studio e 20 minuti di riposo lieve o 10 minuti di meditazione o camminata).
c. Tecnica del pomodoro: studia per 25 minuti senza nessuna distrazione (spegni il tel) e riposa per 5 minuti, se necessario ripassa per 5 minuti, quindi riprendi.
d. Ricorda: la cosa difficile è iniziare, poi la voglia di procrastinare si fa meno forte.
2. Acquisizione (materiali)
a. Appunti: - Elenco, parole chiave. Sintesi personale.
Non si tratta di registrare ogni parola o "pezzi di frasi", ma di comprendere e sintetizzare i vari passaggi della lezione. Meglio scrivere a mano (carta o tablet), evitare multi-tasking o distrazioni. Usa eventualmente simboli e frecce (dual coding).
Sarebbe meglio prendere qualche appunto nella lettura pre lezione, quindi durante, ed eventualmente aggiungere nel processo di revisione dopo. Sembra portar via tempo, ma in realtà se ne risparmia. La ripetizione è la madre dell'apprendimento.
Un esempio di impostazione è il Metodo Cornell (dividi il foglio in 4 parti, una per il titolo, una per gli appunti a elenco nel centro, una per le parole chiavi a sinistra, una per il riassunto post lezione sul fondo).
b. Lettura "al volo" e lettura profonda. Prima guarda i titoli, capitoli, parti in grassetto, per farti un'idea, chiediti cosa sai e cosa imparerai, poi studia più approfonditamente.
c. Sul libro: non esagerare con le sottolineature, piuttosto cerchia le parole chiave o scriviti qualche nota.
---> Nella lettura il concetto fondamentale è costringersi a pensare, riflettere sul materiale.
Un metodo è fare una breve sintesi a margine del paragrafo, basta una frase. Al secondo paragrafo una frase per riassumere quel paragrafo E tutto il precedente. Al terzo paragrafo una frase per riassumere il terzo paragrafo e una per tutto quanto letto finora, e così via. [marginalia]
3. Rielaborazione
a. Active Recall (ripetizione attiva) Prova a ripetere la pagina o il paragrafo chiudendo il libro.
b. Testing: fare esercizi, magari partendo da quelli guidati, prima guardando la soluzione, poi senza. E magari risolvendoli con altro metodo. (Si evita l'illusione di competenza) Altri: interrogarsi a vicenda; problemi, quiz, flashcards...
4. Esposizione.
a. Tecnica di Feynman: spiega l'argomento come se lo spiegassi a un bambino, se non riesci, prova a rivedere dove sei debole, o fai delle domande \ ricerche. (Parti da una base: titolo, passaggi sequenziali, parole chiave, se servono schemi o disegni).
b. Usa la ripetizione a voce alta: ti aiuta a togliere ansia quando sarai interrogato.
c. Parole: usa quelle che conosci, se non sai cosa vogliono dire o cercale o non usarle (eviti di incasinarti la vita se ti chiedono proprio quel termine).
d. Schemi: mappe mentali (associazioni + libere, pensiero radiante, foglio in orizzontale, uso di icone e disegni. Più utili per brainstorming o materie umanistiche e argomentative. App: freeplane) o concettuali (più rigide, a proposizioni, disegno a cascata. Più utile per argomenti tecnici e scientifici. Spesso il foglio è usato in verticale. App: Cmap)
e. Nell'interrogazione \ esposizione cerca di andare per sequenza logica, per esempio sapendo rispondere alle classiche domande: cosa, quando, dove, perché e come [What, Where, Why, hoW and When (5W)]
Consigli ulteriori:
Cose da fare:
1. Usare metafore per comprendere meglio (ex l'acqua al posto della corrente, o la parabola "felice" per dire che ha la conca verso il basso, "triste", verso il basso)
2. Sii pragmatico e non farti abbattere dai giudizi. Nelle verifiche ricorda:
a. il voto è sulla prova, non sulla persona. b. guarda quello che hai sbagliato per capire le carenze e sapere cosa migliorare.
3. Nella tua routine di studio fai prima la cosa più difficile.
4. Fai pause, dormi bene, fai esercizio quando puoi.
5. Non aver paura a fare domande in classe o ai compagni più preparati in quell'argomento.
6. Sfrutta i tempi morti per possibili ripassi: flashcards, registrazioni, appunti...
7. Puoi usare acrostici per ricordare cose più lunghe (esempio dei pianeti: Mentre Volavo Tu Mi Gettasti Su Un Nuovo Pianeta = Mercurio, Venere, Terra, Marte, Giove, Saturno, Uranio, Nettuno, Plutone). O altre tecniche di memoria (ma servono solo per ricordare dettagli precise o cose difficili.) Esempio per memorizzare formule. [Mnemonic Cues e Spaced Repetition]
8. Prendi spunto da mappe online ma non copiarle, crea le tue.
9. Come active recall: fatti piccoli test, registrati mentre spieghi o ripassi, fai esercizi.
10. Ricorda il Kaizen (buon cambiamento, nella continuità): il miglioramento si ottiene un passettino microscopico ogni giorno.
"Come si mangia un elefante?" "Un pezzo alla volta".
Evita:
1. Evita La lettura passiva (senza active recall e ripetizione) → rischi di ingannarti
2. Troppe sottolineature (vai di parole chiave e commenti tuoi)
3. Il multitasking → non siamo fatti per fare cose insieme, le distrazioni sono dannose.
4. Di fare tutto in una volta sola: il cervello, come i muscoli, ha bisogno di esercizio costante alternato al riposo, senza esagerare in poche sessioni.
5. Di usare parole di cui non conosci il significato o il concetto sottostante.
6. Pensare di aver capito al volo qualcosa se hai il testo o la soluzione davanti. Fai esercizi e/o ripeti senza il testo davanti (o solo con la mappa finale).
7. Non prendere appunti a macchinetta: non riesci a star dietro a tutto. Sintetizza, vai per parole chiave ed usa frecce ed elenchi.
8. Di aver paura di fare domande ai docenti o ai compagni che possono aiutare.
9. Utilizza la tecnica del pomodoro per non distrarti, la puoi variare: 25 minuti studio 5 riposo o 45 minuti studio \ 10 riposo.
10. Evita di pensare che se non sei riuscito una volta allora non riuscirai mai. Il passato è... be', passato.
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Per approfondire (libri)
- Vince chi impara, Alessandro de Concini
- Neuroscienza per educatori, David Bueno
- A mind for numbers, Barbara Oakley
- Learn like a pro, Barbara Oakley
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IMMAGINI
Appunti: Metodo Cornell
Studio e riflessione: Metodo focalizzato e diffusoTecnica di Feynman
venerdì 3 aprile 2020
Memorizzare liste, tecniche di memoria e metodi di studio
Ricordare e memorizzare nomi e liste: la visualizzazione
È
da un po’ che sto girando intorno all’argomento “memoria”, specie
per quanto concerne il suo rapporto con l’individuo, la sua origine
etimologica, anche filosofie connesse a questa particolarità della
mente, ed alcuni casi particolari… Penso anche d’aver parlato,
tra le righe, di come funzionasse, di come fosse capace
di associare dati
e contenuti conosciuti con quelli sconosciuti, e come si divertisse
ad andare a braccetto con la logica e con la fantasia (forse per
questo è madre
delle muse).
E credo parlerò più a lungo di questo in seguito, ora volevo fare
un gioco, o proporre una specie di “esercizio”.
Tecniche di memoria, tecnica dei loci
Tecnica dei loci: sentiero della memoria
Il sentiero della memoria: loci “ciceroniani”
Ci
sono due modi di utilizzare la tecnica dei loci. Quello che possiamo
chiamare “il sentiero della memoria” e quello che possiamo
chiamare “edificio mentale”.
Entrambe
in realtà sono abbastanza semplici, ma molto efficaci.
La
prima, il sentiero, consiste infatti nel riprendere
mentalmente un vostro giro tipico:
può essere quello da casa al lavoro, quello per andare da un amico,
quello che fate per il parco o per la città di solito. Per farlo,
dovete semplicemente “selezionare”
dei luoghi,
o dei riferimenti che per voi hanno un qualche interesse particolare,
o semplicemente vi colpiscono. La cosa funziona meglio se la distanza
tra i vari “loci” è abbastanza ma non eccessiva: né troppa,
perché lascerebbe troppo spazio senza appigli, quando la
ripercorrerete mentalmente, né troppo poca, perché vi potrebbe
creare confusione. Cercate poi di immaginare il sentiero con la
giusta dose di luce: senza abbagliarvi, ma senza restare al buio.
Come ricordare i numeri
Tecniche di memoria: ricordare i numeri
la forma dei numeri
La forma dei numeri
In
post precedente ho fatto l’esempio
di persone particolari che
sono dotate del dono della “sinestesia” (per esempio nel caso
della sindrome
di Asperger):
in sostanza, loro vedono i numeri sotto una forma particolare, un
colore, forse perfino un suono o una sensazione. In questo modo
riescono a ricordare sequenze numeriche impressionanti.
Una
tecnica di memoria per i numeri consiste proprio in questo: associare
permanentemente (per fissare altri luoghi stabili, nel vostro
“database” di punti fissi, come per i loci) i numeri ad una
forma, un’immagine memorabile: le sequenze si ricorderanno
dunque associando
2 a 2 questi sostituti dei numeri,
queste specie di controfigure
fantastiche,
come accadeva per le
liste di nomi e cose.
Un modo semplice è associare i numeri da 0 a 9 con delle immagini più memorabili, scelte in base a similitudini della forma. Ecco come, per esempio:
Un modo semplice è associare i numeri da 0 a 9 con delle immagini più memorabili, scelte in base a similitudini della forma. Ecco come, per esempio:
Conversione fonetica per ricordare i numeri
Conversione fonetica per ricordare i numeri
Conversione fonetica per ricordare i numeri
Ora
abbiamo già parlato di come ci si ricordi molto meglio qualcosa se
si riesce a dare a quanto ricordato un senso, un’emozione,
un’immagine. E’ quanto abbiamo detto nei principi
basilari.
Con
i numeri, è più difficile: come dare un senso alle banali cifre?
Come poterle trasformare in qualcosa di divertente, significativo,
emotivo?
I
numeri si trasformano in sequenze, e da qui possono trasformarsi in
immagini.
venerdì 20 luglio 2018
Studiare ed apprendere
Studiare ed Apprendere
Per iniziare il nostro “viaggio” nel mondo dell’apprendimento è forse il caso di partire dalle basi, dai termini, dall’etimologia.
Cosa significa apprendere?
Vorrei quindi far qui un’analisi, o meglio, un raffronto. Mettere in scena un incontro tra due termini. Apprendere e studiare.
Studiare ed apprendere: sono parole interessanti. Così simili e così diverse.
“I piaceri che derivano dal contemplare e dall’apprendere fanno sì che si contempli e si apprenda ancor di più”, Aristotele
‘Studiare’ significa qualcosa come “applicare il proprio ingegno per imparare qualcosa col sussidio di libri, di maestri, di esercizi e simili”, oppure “riferito al proprio comportamento, controllare con molta attenzione o anche con troppa ricercatezza”. Deriva da Studium, stud-ère, sta per sollecitare, sforzarsi di fare, esaminare con diligenza, ingegnarsi. Tant’è che in spagnolo suona più direttamente come “esforzarse” o “examinar”. La cosa però interessante è che i contrari di “studiare” suonano come: concretizzare, attuare, realizzare, eseguire, mettere in pratica…
Per iniziare il nostro “viaggio” nel mondo dell’apprendimento è forse il caso di partire dalle basi, dai termini, dall’etimologia.
Cosa significa apprendere?
Vorrei quindi far qui un’analisi, o meglio, un raffronto. Mettere in scena un incontro tra due termini. Apprendere e studiare.
Studiare ed apprendere: sono parole interessanti. Così simili e così diverse.
“I piaceri che derivano dal contemplare e dall’apprendere fanno sì che si contempli e si apprenda ancor di più”, Aristotele
‘Studiare’ significa qualcosa come “applicare il proprio ingegno per imparare qualcosa col sussidio di libri, di maestri, di esercizi e simili”, oppure “riferito al proprio comportamento, controllare con molta attenzione o anche con troppa ricercatezza”. Deriva da Studium, stud-ère, sta per sollecitare, sforzarsi di fare, esaminare con diligenza, ingegnarsi. Tant’è che in spagnolo suona più direttamente come “esforzarse” o “examinar”. La cosa però interessante è che i contrari di “studiare” suonano come: concretizzare, attuare, realizzare, eseguire, mettere in pratica…
Abitudine e kaizen
“L’essenza stessa del Kaizen è molto semplice e quasi disarmante: Kaizen significa migliorare grazie al coinvolgimento di tutti, lavoratori e manager. La filosofia Kaizen prevede che il nostro modo di vivere, al lavoro, nella vita sociale, tra le pareti di casa, migliori in maniera costante.” MASAAKI IMAI
Ora, come dice l’immagine, il concetto è assai semplice. Cambiare per il meglio. Un passetto alla volta. Poi, in realtà, la cosa può essere più complessa, perché almeno normalmente, parlando di Kaizen, si va a parlare di TQM (total quality management), di just in time (a me viene sempre in mente just in case, ma è un’altra cosa) , collaborazione aziendale e blablabla… Cose che appunto rendono complicato un concetto semplice ma, se proprio volete saperne di più, studiatevi questo schemino: recuperato da resistenzaumana, che peraltro consiglio vivamente di sbirciare. Qui, a dire il vero, non voglio neanche parlare del Kaizen Institute di Masaaki Imai (diciamo che l’ho liquidato con la citazione iniziale), o del fatto che molti concetti del “Kaizen aziendale” derivano dai lavori di William Edwards Deming, o dei progetti della Toyota anni ’50. In parte, perché sono più interessato alla semplicità della cosa, e al suo livello “filosofico”. In parte perché sono d’accordo con Lev Tolstoj quando afferma che “Tutti pensano a cambiare l’umanità ma nessuno pensa a cambiare sé stesso“. Per la semplicità il discorso è… semplice. Troppo nozionismo, troppa astrazione, rendono solo le cosepiù… noiose. Si studia, ma non si apprende. Si complicano le cose semplici, per fingere di essere chissà quali pezzi grossi della cultura, o perché non si è in grado di rendere una cosa interessante e semplice.
In altre parole, fruibile. Anzi, gustosa: è più semplice, e mi piace di più.
In altre parole, fruibile. Anzi, gustosa: è più semplice, e mi piace di più.
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