Vedere e Guardare
Ci sono delle differenze nelle parole,
nei verbi, che talvolta delineano soprattutto degli atteggiamenti e
delle “sfumature” diverse nelle nostre azioni.
Vedere deriva
da Videre:
apprendere, percepire con gli occhi. Avere davanti agli occhi e
distinguere la verità.
Guardare è
un rivolger l'occhio per vedere. Si può guardare e non vedere, ma
sembra implichi meno attenzione, meno presenza nell'atto. Come un
essere sovrappensiero. Spesso non si ricorda (né vive) per quello.
Si sfugge dal momento che si vive, e si perde l'attimo, come si perde
di ricettività.
Osservare
si pone invece nel mezzo dei due: è uno stare attenti a vedere. Un
cercare per vedere.
Deriva da Observare,
implica un guardare con lentezza, con curiosità, per trovare a
ridere, a ridire, a cogliere in fallo. Si usa anche infatti per
“notare, rivelare, considerare”. Qui c'è più vita, più
presenza mentale,
più
attenzione al momento, e più possibilità di ricordare.
In fondo, le tecniche di memoria sono interessanti per quello, non
tanto (non solo) per memorizzare elenchi o calendari, ma per
“ricordarsi di notare, di ricordare”: costringono ad Osservare e
Vedere, non solo a guardare. C'è una sorta di filosofia, al di sotto
di esse, se le si prende nel modo corretto: l'arte dell'attenzione. E
non è una cosa dappoco. Anche a prescindere dalla memoria, è un
modo per focalizzare la propria vita sull'attimo, per non perderne
neanche uno.
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