Viktor Emil Frankl
Psichiatra, neurologo e filosofo.
Inventore della logoterapia.
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(Vienna, 26 marzo 1905 – Vienna, 2 settembre 1997)
E' stato un neurologo, psichiatra e filosofo austriaco, uno fra i fondatori dell'analisi esistenziale e della logoterapia, metodo che tende a evidenziare il nucleo profondamente umano e spirituale dell'individuo.
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Opere principali
La sofferenza di una vita senza senso
Alla ricerca di un significato della vita
Lettere di un sopravvissuto. Ciò che mi ha salvato dal lager
L'uomo in cerca di senso. Uno psicologo nei lager - (prima ed. 1946)
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" Chi ha un perché per vivere può sopportare qualsiasi come", Nietzsche
“Vivi come se tu stessi vivendo per la seconda volta e come se la prima avessi sbagliato così tanto da non poter sbagliare ora!”
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Viktor Frankl è legato alla così detta "Terza scuola" della psicoanalisi.
Se la prima è legata a Freud e al suo principio di piacere, la seconda ad Adler e alla sua volontà di potenza, quella di Frankl è connessa al senso (will to meaning) dal quale deriva l'invenzione della logoterapia.
Lo psicologo nei lager
«Che cos'è, dunque, l'uomo? Noi l'abbiamo conosciuto come forse nessun'altra generazione precedente; l'abbiamo conosciuto nel campo di concentramento, in un luogo dove veniva perduto tutto ciò che si possedeva: denaro, potere, fama, felicità; un luogo dove restava non ciò che l'uomo può "avere", ma ciò che l'uomo deve essere; un luogo dove restava unicamente l'uomo nella sua essenza, consumato dal dolore e purificato dalla sofferenza. Cos'è, dunque, l'uomo? Domandiamocelo ancora. È un essere che decide sempre ciò che è.»
(Homo patiens. Soffrire con dignità)
Frankl, dopo aver studiato medicina e psicologia è stato internato in vari campi di concentramento. In quel periodo ha perso gran parte della famiglia, tra cui la madre e la moglie.
Il padre muore tra le sue braccia, delle due donne scopre la scomparsa solo una volta liberato.
La sua competenza ed esperienza danno una visione particolare della sua tragedia nei campi nazisti.
Il libro racconta quell'esperienza terribile dal punto di vista psicologico e medico.
Per Frankl ci sono 3 fasi nella vita internata.
1 - Lo shock iniziale: il periodo necessario all'accettazione di quella nuova vita, connesso ad un grado di incredulità e di curiosità morbosa per quello che accadrà a breve. Permane una certa illusione, che la situazione possa non essere così terribile.
2 - La resa: la progressiva apatia e la morte interiore, quando gli internati si rendono conto della situazione. Il lager porta alla spersonalizzazione.
3 - La liberazione: ne consegue un iniziale senso di smarrimento e di perdita, ed è necessaria una fase di recupero e riabilitazione per tornare alla "vita normale". Così come la probabile delusione di non trovare nessuno a casa, o la necessità di NON essere definiti come i sopravvissuti dai lager. [Istituzionalizzazione]
«Guai a chi non si ritrova l'unico suo sostegno del tempo trascorso nel lager - la creatura amata. Guai a chi vive nella realtà l'attimo del quale ha sognato nei mille sogni della nostalgia, ma diverso, profondamente diverso da come se l'era dipinto. Sale sul tram, va verso la casa che per anni ha visto davanti a sé nei pensieri e solo nei pensieri, suona il campanello - proprio come lo ha desiderato ardentemente in mille sogni... ma non gli apre la persona che avrebbe dovuto aprirgli - e non gli aprirà mai più la porta.»
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Il tempo nel lager è senza fine, senza senso, il futuro viene cancellato. Senza futuro non c'è progetto né speranza. Non sai fin quando resterai lì dentro, è una sospensione senza limite. Ciò che resta del tempo sono pezzi: di lavoro estenuante, di brevissime pause, di sofferenze e di piccoli pranzi.
"Oggi non mi sono rotto nulla. Fra poco mangiamo la purea di patate. Oggi non sono morto".
Le cose materiali e animali diventano fondamentali: nel lager i prigionieri parlano sempre di cibo o mera sopravvivenza, perché non gli rimane altro in apparenza. Ci si dimentica progressivamente del bisogno sessuale, non rimane che la vita nuda.
Gli unici sentimenti sono una vaga speranza per la politica esterna e la nostalgia per la vita passata.
Per Frankl però perfino nel lager qualcosa può salvarti. Perfino lì la vita può avere un senso.
La vita ricettiva (percepire arte e bellezza) e quella creativa (darle un senso con l'azione) nel lager non esistono, ma deve avere senso anche la vita nuda, perfino la sofferenza.
Riescono a sopravvivere non tanto gli uomini più forti fisicamente, ma quelli che non perdono del tutto la propria identità. Lui si era aggrappato alla speranza di rivedere la moglie (Tilly Grosser) - e con lei intavolava mentalmente discorsi, era la sua trascendenza dal campo.
Allo stesso modo si era legato al suo lavoro: aveva delle opere da scrivere e terminare. Ancora, poteva essere utile come medico nel campo.
E questo aggrapparsi al senso poteva valere per tutti. Per Frankl l'atteggiamento che ti può salvare quando tutto va a rotoli è quello in grado di trasformare la sofferenza in significato.
Cita Spinoza quando dice che "una sofferenza smette di essere tale appena ce ne facciamo una idea chiara e distinta".
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Ma cos'è questo senso e come si trova?
Frankl dopo la liberazione ha aiutato molti studenti austriaci a superare pensieri suicidari. Per lui era fondamentale aiutarli a ridare un senso alla propria esistenza, spesso dovuta - anche in tempi moderni - all'industrializzazione, al consumismo e il dominio della tecnica.
Per Frankl (come per gli esistenzialisti e per Nietzsche) la vita non ha un senso oggettivo e uguale per tutti, ognuno deve trovare il suo: unico e particolare.
Per farlo è necessario un rovesciamento copernicano.
«Non importa affatto che cosa possiamo attenderci noi dalla vita, ma importa, in definitiva, solo ciò che la vita attende “da noi”»
«L'uomo può essere nel suo intimo più forte del destino che gli viene imposto dall'esterno
Insegnarlo ai disperati: non chiedersi cosa possiamo attenderci noi dalla vita, ma riconoscerci come gente alla quale la vita pone continuamente delle domande.
Ci tocca rispondere, e non solo con parole, ma con azioni e comportamenti.
Trovando la nostra unicità, che è il vero miracolo della vita umana.
Questo nessuno glielo può togliere.
Quel masso è suo, come direbbe Sisifo, sorridendo. [Camus]
Quanto hai vissuto, nessuno può togliertelo.
Per Frankl La vita si dimostra incondizionatamente significativa, a prescindere dalla circostanza.
Nelle situazioni critiche dimostriamo coraggio e creatività nel rispondere alla situazione: dipende dall'atteggiamento con il quale rispondiamo al destino (a quanto accade).
Strappare e conquistare a questa vita un senso è concesso all'uomo fino al suo ultimo respiro. Per farlo bisogna però spostare il focus da noi stessi agli altri (self-transcendence).
La ricerca di senso per Frankl è sia verticale (spirituale), sia orizzontale (responsabilità sociale).
Le scuole psicanalitiche e la mancanza di equilibrio.
Per Freud l'omeostasi (l'equilibrio psichico) si rompe per un trauma sopito, connesso alla censura degli impulsi, al blocco del principio di piacere e il conseguente imbarazzo.
Per Adler il meccanismo si rompe per mancanza di potere.
Per Frankl entrambe queste mancanze sono dei derivati della mancanza di significato.
Il significato deriva dall'attuazione dei valori della specifica persona in ogni specifica situazione, dipende dall'individualità delle persone.
Per certi aspetti la logoterapia di Freud è una grande critica al materialismo fisicalista e riduzionista di Freud: per la prima psicanalisi noi siamo il prodotto del nostro passato.
L'inconscio può essere ricondotto alle sue basi ed agli eventi dell'infanzia che lo hanno costruito.
Per Freud l'adulto è l'effetto del bambino e lo squilibrio è una perdita di rotta nell'omeostasi psichica.
Il meccanicismo di Freud è stato utile per scoprire l'inconscio ma per Frankl bisogna andare oltre. La sua teoria è un intreccio tra psicanalisi e filosofia stoica ed esistenzialista.
Come per Sartre e Camus noi siamo sempre liberi. Non siamo solo il prodotto del nostro passato. Ma per Frankl possiamo non solo avvertire ma usare l'angoscia kirkeegardiana.
La logoterapia si basa quindi sul tentativo di usare la sofferenza e la ricerca di senso più che l'evitarla o il sopportarla. La malattia non deriva tanto dalla frustrazione o dall'impotenza ma proprio dal vuoto esistenziale.
Sarà allora necessario riorganizzare la vita ed il suo senso, e per farlo è utile recuperare i valori del soggetto, non giudicarli o deriderli.
Per esempio allora la religione o la spiritualità non sono "paure o censure sublimate" (Freud) ma valori da poter utilizzare nel recupero dalla sofferenza e dallo smarrimento.
La logoterapia punta a comprendere più che a giudicare o valutare.
Le tre tipologie di senso
Il senso per Frankl è sia globale sia situazionale. Una direzione esistenziale e una risposta a quello che ci capita (zoom in; zoom out).
Il senso deve essere connesso a quei valori che hanno superato la prova del tempo (altruismo, generosità, non offesa, aiuto reciproco...) e sono relativi a tre situazioni.
1) Esperienza (Amore)
Quello che di bello e significativo possiamo esperire dalla vita: la natura, l'amicizia, l'amore, l'arte (come spettatori in questo caso). Si poggia sui valori della tenerezza, della sincerità, della bellezza e dello stupore. (Frankl parlava della moglie assente come presenza trascendente: possibilità di dialogo interiore degno d'amore)
2) Creatività (Lavoro - compito)
Qui si tratta del senso che si sprigiona seguendo le proprie inclinazioni e i propri talenti, la propria unicità. Si tratta di impegnarsi per realizzare il proprio compito. Non per piacere materiale o successo, ma per trascendere noi stessi e aiutare gli altri nel modo che ci è proprio e ci caratterizza. [Responsabilità, creatività, slancio]
(Frankl parlava delle sue opere da terminare: il compito che ci attende, il nostro)
3) Atteggiamento (Sofferenza)
Come detto, per Frankl ogni situazione può conservare un senso, una domanda. [Tra lo stimolo e la risposta c'è sempre un gap]
--> Usare la sofferenza (quella che non si può evitare) per rivalutare la nostra vita, per darle, se necessario, una nuova direzione. Chiederci cosa significhi. La sofferenza allora diventa un segnale da interpretare. Un'occasione di mutarla in significato. [Stoicismo]
Quando - come nel lager - non ci si può dedicare alla creatività o all'esperienza, rimane almeno questa via di risposta. La resistenza.
La ricerca di questo senso è una lotta contro l'inconsapevolezza e i divertissement (Pascal).
Differenza tra successo e ricerca del significato
Per Frankl non bisogna confondere la ricerca del senso con quella dell'autorealizzazione o del successo. Il compito e l'esplorazione di Frankl sono più eudaimonici che edonistici.
La ricerca di senso è più complessa di quella del piacere ma anche più profonda. Può integrare impegno e sofferenza, ma porta risultati più duraturi e significativi.
Non sono il denaro o la fama a garantirci la felicità ma il rispetto della nostra unicità e la forza di dedicarci a qualcosa "per cui vivere e per cui morire" che possa farci trascendere noi stessi e poter aiutare gli altri.
Questo senso deve colorare ogni esperienza umana, perché ogni situazione di offre una possibilità di attribuire un valore e uno scopo, e di trasformare la fatica e la sofferenza in significato attraverso l'esperienza, la creazione e la resistenza.
Dobbiamo avere la forza di superare il consumismo e le distrazioni per recuperare la nostra autonomia e autenticità.
Il rovesciamento della piramide di Maslow
Proprio perché la vita ha senso in ogni contesto, per Frankl è necessario rovesciare la piramide dei bisogni di Maslow:
«La distinzione di Maslow tra bisogni più alti e bisogni più bassi non ci dà la spiegazione del fatto che, quando quelli più bassi non vengano soddisfatti, un bisogno più alto, quale la volontà di significato, può diventare il più urgente di tutti. Poiché, dunque, sia il soddisfacimento come la frustrazione dei bisogni più bassi può provocare nell’uomo la ricerca di un significato, ne consegue che il bisogno di significato è indipendente da altri bisogni. Da ciò si deduce che esso non può essere ridotto a essi né ricavato da essi»
Quindi per Frankl non bisogna per forza salire gli scalini (dalla casa, alla proprietà all'appartenenza, al senso), perché allora in condizioni in cui queste opportunità ci vengono a mancare non potremmo essere felici e neppure dare un senso alla vita.
Ma la vita per la logoterapia ha senso a prescindere.
Inoltre, un monaco non considererebbe più importante o di valore la sua vita se potesse vivere in una casa più grande o violando di tanto in tanto qualche giuramento, perché il senso gli deriva proprio da una scelta significativa di base intorno ai suoi valori.
[In questo modo si connette soggettività e oggettività della scelta della direzione; per Aristotele lo si faceva con i mezzi al di là dei fini: i mezzi anzi devono giustificare i fini]
Il materialismo e il consumismo possono alterare e corrompere questa ricerca, confondendola per produttività e successo superficiale. Confondono essere e avere.
Già gli stoici ci ricordano come abbiamo il controllo delle azioni ma non dei risultati.
---> Il raggiungimento di una serenità e una soddisfazione durature dipende allora dalla direzione che diamo alla nostra vita. Cercare di averne stima, di sentirla nostra rispettando le nostre unicità.
Felicità e successo possono essere (non per forza) dei sottoprodotti di questa ricerca.
Il nostro modo particolare di rispondere agli eventi vitali (quella persona per cui siamo unici, quell'attività per cui possiamo essere insostituibili).
Va da sé che non sia facile, e che questa scelta del tema e della direzione implichi una certa sfida e un certo slanciarsi (come nel salto della fede di Kierkegaard): potremmo sbagliare la nostra strada, ma almeno avremo tentato e avremo raggiunto una maggiore consapevolezza.
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