martedì 22 febbraio 2011

Recensione Draquila - L'Italia che trema

Draquila è un documentario d'inchiesta realizzato nel 2010 da Sabina Guzzanti. Come si evince dal titolo, il tema è il tremendo terremoto che ha colpito la città dell'Aquila il 6 aprile del 2009, causando 308 morti, più di 1600 feriti, e ha praticamente distrutto le mura ed il patrimonio artistico presente nella città.
La regista si stacca quindi dal clima ironico e satirico di Viva Zapatero (2005), per affrontare il tema del terremoto abruzzese attraverso un'ottica nazionale. Infatti, il documentario inizia descrivendo la difficoltà politica del Premier italiano nei premi mesi del 2010 (a causa dello scandalo Noemi e dei festini in villa Certosa, ritratti dal quotidiano spagnolo El Paìs), per passare al terremoto aquilano e, nella sua tragedia, alla possibilità offerta nel campo della speculazione edilizia e della gestione dei grandi eventi, come riforma istituzionale della gestione delle emergenze.
La camera passa a mostrarci direttamente la vita all'interno dei campi allestiti per gli sfollati, il generoso aiuto di volontari e vigili del fuoco di tutta Italia, la gratitudine della gente della "tendopoli" nei confronti delle divise e dello Stato. Emergono però anche situazioni di difficoltà e, in particolar modo, la sensazione degli sfollati di essere stati recintati e sottoposti a regole esagerate e spesso immotivate. Per esempio, circolari della Protezione Civile vietavano in certi distretti non solo l'assunzione e la circolazione di alcolici, ma anche di caffeina. Soprattutto, però, ad essere vietata era ogni forma di dissenso o di manifestazione: gli striscioni vengono ritirati e i dissenzienti allontanati dalle manifestazioni pubbliche (e dalle telecamere ufficiali), come nelle numerose visite di Berlusconi alla città ferita dal terremoto. 
L'indagine del documentario si sposta quindi ai sue due assi centrali: il fondazione della "nuova Protezione Civile" e la speculazione edilizia legata al progetto C.A.S.E. nella New Town. 
Nel periodo del terremoto, la legge che prevede poteri speciali, e dunque la possibilità di scavalcare il normale iter legale di procedura, durante le emergenze, viene modificata. Alla parola "emergenze", vengono sostituite le parole "grandi eventi": definizione molto più labile ed elastica che, nel caso specifico, può indicare non solo il momento di emergenza del terremoto, ma tutto il seguente periodo di gestione e riorganizzazione. Il documentario mostra come la legge sui grandi eventi sia stata utilizzata anche per poter far spendere alla Protezione Civile milioni di  euro per eventi religiosi come le visite del Papa e grandi celebrazioni ecclesiastiche. Soggetto principe di questa mutazione della Protezione Civile è Guido Bertolaso, già direttore del Dipartimento della Protezione Civile della Presidenza del Consiglio dei ministri e dal 21 maggio 2008 Sottosegretario alla Presidenza del Consiglio con delega all'Emergenza rifiuti in Campania nel IV Governo Berlusconi.
La tesi del documentario è che fosse in atto un tentativo di trasformare la Protezione Civile da corpo di previsione, protezione e soccorso della popolazione sottoposta a calamità a "secondo Stato" capace di decidere autonomamente quali siano quei grandi eventi per cui sarebbe abilitata a spendere come preferisce e adottare regole di emergenza da essa stessa determinate. In questa tesi, rientra quella subordinata, secondo la quale la situazione aquilana sia stata gestita come una "prova su campo", di un modus operandi da riutilizzare in situazioni simili. 
La tesi sulla Protezione Civile è strettamente collegata all'esplorazione del progetto New Town e del trasferimento di molti sfollati negli alberghi delle coste.  Da una parte, il documentario mostra la gratitudine degli ospiti degli alberghi e delle nuove case, dall'altra rivela la loro nostalgia e la rabbia per non poter ritornare nelle loro vecchie abitazioni che, in molti casi, sarebbero passibili di una economica ristrutturazione. La critica che viene mossa al progetto New Town è il fatto che si sia decisa non una ricostruzione dell'Aquila ma una "fondazione" di una nuova città, fatta di case prefabbricate e centri commerciali, ma che ci si sia dimenticati delle possibilità lavorative e culturali della popolazione terremotata, oltre che alla speranza di ricostruire la loro città, cosa che, per esempio, accade dopo il terremoto aquilano del 1703.
Nell'arco del documentario, non viene dimenticato il discorso sulla possibile prevedibilità del terremoto, in particolare, viene fatta emergere la strana situazione per cui la commissione grandi rischi, riunita il 31 marzo a seguito di un periodo di scosse minori  nel territorio, abbia considerato nullo il pericolo per la popolazione ma, soprattutto, non emesse un vero e proprio verbale sulla loro discussione. Inevitabili sono le interviste irate di chi pensa che qualcosa si sarebbe potuto fare, e di chi non nega i suoi sensi di colpa per aver sottovalutato la situazione. 
Nel suo complesso, Draquila è un documentario interessante, che ci fa vedere "dal vivo" cose che leggiamo perlopiù sui giornali senza poter addentarci nelle tende e nelle parole di chi ha vissuto il terremoto e le sue conseguenze sulla propria pelle.  Lo stile è caratterizzato da un linguaggio semplice ma efficace, ed una posizione secondaria della regista, che più che teorizzare singolarmente fa parlare i suoi numerosi intervistati. V'è da aggiungere che la ripresa di alcune interviste "di pancia" e le numerosi digressioni sul tema (per esempio il collegamento della New Town aquilana a quella di Milano 2)  possono allargare il numero possibile  di spettatori ma costringe il documentario ad incappare in alcune approssimazioni di contenuto che, invece, sarebbe stato utile indagare ulteriormente. Per gli argomenti trattati e l'approccio molto diverso dai normali organi di stampa e comunicazione, Draquila resta comunque una "pellicola" da vedere per avere altri dati e diversi approcci tramite i quali farsi un'idea personale del drammatico evento in oggetto.

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